Chilometro zero e filiera corta: viva la diversità!

Chilometro zero. Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede un nuovo consumo che si concentra sull’attenzione alla filiera di provenienza dei prodotti, il cosiddetto “chilometro zero”. Si sceglie sempre più in modo consapevole, orientando l’acquisto su prodotti provenienti da coltivazioni vicine il più possibile alla nostra tavola. Un prodotto è “a filiera corta” o “a chilometri zero” se, per arrivare dal luogo di produzione a noi, ha percorso il minor numero di chilometri possibile (che, ovviamente, difficilmente è pari allo 0!). Per acquistare questi prodotti il consumatore si rivolge ai mercati comunali e rionali o ai cosiddetti “farmers markets” (mercati contadini), quando non si reca in prima persona in fattoria o non si rivolge ai Gas (“gruppi di acquisto” che contattano direttamente l’agricoltore/allevatore).

Ma vediamo da vicino quali sono i vantaggi di questa scelta, che coinvolge salute, etica e ambiente.

1) Il risparmio: questi prodotti hanno un prezzo contenuto dovuto all’assenza di intermediazione, al basso ricarico e a ridotti costi di trasporto e distribuzione. Al contrario, il costo ambientale del “fuori stagione” è pesante per chi arriva difficilmente a fine mese: dalle serre, che devono essere illuminate e riscaldate, ai costi di celle frigorifere, pesticidi e concimi; dai costi dell’acqua a quelli di trasporto e carburante: tutto va a gravare sul consumatore finale. Secondo una recente indagine di Coldiretti, il risparmio si aggirebbe intorno al 30%, e può essere quantificato in circa 100 euro al mese (su una spesa di 467€).

2) I nutrienti: acquistando prodotti a filiera corta, siamo sicuri di fare buona scorta di vitamine e sali minerali, sicuramente superiore rispetto a un alimento che deve subire un lungo viaggio. Il contenuto di questi preziosi nutrienti, infatti, si riduce con il passare del tempo: le mele che portiamo a tavola ad agosto ma che sono state raccolte a settembre e poi conservate in modo innaturale per tanti mesi, non sono certo le stesse mele colte dall’albero nel nostro orto, quando lo decide Madre Natura.

3) L’ambiente: optando per questi prodotti si aiuta la natura riducendo sprechi di acqua, cibo ed energia, oltre ai livelli di anidride carbonica nell’aria (una tonnellata all’anno di CO2, secondo alcuni studi).

4) Si sostiene il capitale umano con i prodotti a chilometro zero. Con questa scelta viene premiato il reddito di chi produce in prima persona, piuttosto che quello degli speculatori e delle grandi multinazionali. Riducendo i passaggi di intermediazione si sostengono i “piccoli”, ma non solo: si entra in contatto con la loro umanità, con quella economia fatta di persone (e non di numeri), persone che possiamo incontrare nel mercato contadino stabilendo rapporti di fiducia, validi nel tempo.

5) Si recupera l’identità territoriale e il legame con le proprie origini. Si riscoprono gusti e sapori tipici e ormai dimenticati, piatti e tradizioni gastronomiche locali. A tutto vantaggio della diversità che si è persa con la standardizzazione del prodotto.

Non vi sembrano cinque buoni motivi per dire sì al chilometro zero?